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Tassi, voto Usa e profitti: una bussola per i mercati

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Lunedí 20 Ottobre 2008

Al ghè ul nebiùn, devum specià – c'è la nebbia fitta, dobbiamo aspettare –, dice un vecchio agente di cambio milanese che incontro per strada la sera di venerdì scorso a Piazza Affari. Liquida così, con la concretezza degli operatori anziani che hanno visto di tutto, le prospettive delle Borse. Ha ragione.

La polvere, sollevata dai crolli bancari e dai rischi di una recessione peggiore delle previsioni, al momento offusca ogni prospettiva. I listini sono in preda a una volatilità furiosa e finora non sono riusciti a definire un controtrend rialzista convincente.

Questa è la situazione a stamane. Da oggi a venerdì 24, probabilmente, i mercati si giocheranno l'ipotesi di un mini-rally (sempre in un mercato Orso) per le prossime settimane. A patto che l'S&P 500 non scenda sotto gli 850-900 punti, un rimbalzo – anche rilevante, attorno al 20-25% – è ancora possibile.

Per ora i piani d'emergenza varati dai Governi dovrebbero aver scongiurato il rischio di una profonda e lunga depressione innescata da fallimenti bancari a catena. Ma non potranno evitare un periodo di recessione. E questo preoccupa gli investitori, che temono l'incertezza del futuro dell'economia reale. «I "rally di sollievo", come quello dell'inizio di settimana scorsa – osserva Alessandro Fugnoli, strategist di Abaxbank –, trovano immediatamente ostacoli. Però i mercati scontano già uno scenario negativo, quindi i rischi di downside sono estremamente limitati».
L'attenzione – dopo le paure, per ora accantonate, di una crisi creditizia sistemica – nelle prossime settimane sarà quindi concentrata sui dati macro e sugli indicatori reddituali delle imprese. Si può, quindi, provare a prevedere, attraverso una rapida analisi delle attese, quale sarà l'andamento probabile dei listini nel prossimo futuro.

Mercoledì 29 la Fed potrebbe ridurre i tassi dello 0,25-0,50%, però l'easing è già scontato. Quindi sarà più interessante considerare il dato preliminare sul Pil Usa nel terzo trimestre diffuso il giorno successivo, giovedì 30. Il rallentamento è già nelle cose e nei dati, però il Pil può sempre dare – almeno psicologicamente – qualche spunto ai mercati.

Un altro appuntamento fondamentale è rappresentato dalle elezioni del 4 novembre. Il risultato sembra scontato – guardando ai sondaggi, il democratico Barack Obama sarà il prossimo inquilino della Casa Bianca –, ma quello che conta saranno le dimensioni della vittoria. «Abitualmente il mercato non è favorevole ai democratici, ma in questa fase quello che conta è avere un comandante in capo – spiega Patrizio Pazzaglia, responsabile degli investimenti di Insinger de Beaufort –. Se la vittoria sarà convincente, è possibile un rimbalzo».

Questo sarebbe, nelle previsioni, seguito da un ritracciamento volatile sui timori degli utili del quarto trimestre 2008 (i dati, attesi in decremento, saranno diffusi a partire da metà gennaio). Gli altri numeri macro (dai consumi alla disoccupazione) certamente sono importanti, ma nell'attuale scenario – più attento all'andamento di fondo che al fine tuning – restano ai margini.
La cartina di tornasole, però, sarà rappresentata dai profitti del primo trimestre (rilasciati a metà aprile). «Se fossero appena meglio delle previsioni, favorirebbero un rimbalzo – aggiunge Pazzaglia – che poi, dopo la primavera, potrebbe trovare ulteriori stimoli nelle aspettative di ripresa».

L'investitore "medio", in attesa degli eventi, dovrebbe limitarsi a guardare dalla finestra l'evolversi della situazione. Ma, per chi vuole restare investito, un'opportunità è rappresentata dalle società senza debito (vedi tabella). «La raccomandazione, per adesso, è restare difensivi, riducendo l'esposizione verso i comparti ciclici – conclude uno studio della Clariden Leu –. Le aziende da favorire sono quelle con una stabilità di finanziamento sul lungo termine e con un basso debito. Perché, dopo tutto, in questa fase cash is king».

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